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Madama di Sévigné. 121


Ella avea fine gusto in lettere, sebbene di Racine dicesse (il che gli fu assai rimproverato) «che passerebbe di moda come il caffè.» Era invasa di meraviglia per la grandezza di Corneille. Gustava sopra tutti Pascal e poi Virgilio, Montaigne, Molière, e Arnauld e Nicole la appassionavano delle opinioni gianseniste di Porto Reale. Ma il suo stile fu tutto suo; e lei vivente le sue lettere si cercavano e leggevano, e dal soggetto avevano un titolo, come la lettre du cheval, la lettre de la prairie, e forse non erano le più belle. Ella scrivea in fretta e in furia; e si dipinse bene in quel tratto: J’écrirais jusqu’à demain; ma pensée, ma plume, mon encre, tout vole.

In un ritratto che, secondo l’andazzo del tempo, fece di lei madama de la Fayette, le dice:

«Je ne veux point m’amuser à vous dire que votre taille est admirable, que votre teint a une beauté et une fleur qui assurent que vous navez que vingt ans (ne aveva allora trentatrè); que votre bouche, vos dents et vos cheveux sont incomparables.... Quand en vous écoute, on ne voit plus qu’il manque quelque chose à la régularité de vos traits, et Von vous cède la beauté du monde la plus achevée.»

Non era una bellezza perfetta, ma era una bellezza irresistibile; ed ella non pensava che ai suoi figli.

La Sévigné morì il 10 aprile 1696.