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70 Donne illustri.


S’alcun fia mai che i versi miei negletti
Legga, non creda a questi finti ardori
Che sulle scene imaginati amori,
Usa a trattar con non leali affetti,


Con bugiardi non men che finti detti
Delle Muse spiegai gli alti furori:
Talor piangendo i falsi miei dolori,
Talor cantando i falsi miei diletti;


E come ne’ Teatri or donna ed ora
Uom fei rappresentando in vario stile
Quanto volle insegnar Natura ed Arte;


Così la stella mia, seguendo ancora
Di fuggitiva età nel verde aprile,
Vergai con vario stil ben mille carte.


Ma in alcuni versi v’è troppo vero affetto, perchè si possa credere ch’ella scherzasse sempre. Appunto perchè pudica, sentì forse più vivamente l’amore.

Ella, oltre i sonetti e le canzoni petrarchesche, che sono benissimo condotti, tentò la sestina, difficile anche ai maestri. Scrisse alcuni scherzi e canzonette di tessitura chiabreresca, parecchie egloghe, e alcuni capitoli in cui ogni terzo verso è del Petrarca. Prevalse nei madrigali. Ci par vago codesto:

Or che Nerina mia
Stende la bianca mano
E quel vermiglio fior coglier desia,
Amor, se mai ti mosse prego umano,