Pagina:Campana - Il più lungo giorno, manoscritto, 1913.djvu/43

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Reclino io poeta notturno
Vegliai le selle vivide nei pelaghi del cielo
Io per il tuo dolce mistero
Io fido per il tuo divenir taciturno
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del tuo pallore
Non so se fu un dolce vapore
Dolce sul mio dolore
Sorriso di un volto notturno
Guardo le bianche roccie le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfi rivi che vanno piangenti
E le ombre del lavoro umano curve là su i poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera