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lettere 261


LXXIV

A monsignor Niccolò Claudio Farri di Peiresc

Comunica il suo felice arrivo a Parigi, dando le notizie delle onorevoli accoglienze e visite ricevute, ed i particolari del viaggio da Lione in poi, e non tacendo in fine della lieta impressione provata allo spettacolo delle ridenti terre di Francia e della gaia natura de’ francesi.

     Illustrissimo e reverendissimo
          mio signor padrone osservandissimo,

Al primo di decembre gionsi in Parigi; m’incontrai a caso a’ signori Puteani a’ quali donai la lettera di Vostra Signoria illustrissima; mi fecero grandi accoglienze e mi dissero che monsignor di san Floro m’aspettava; e molti signori di questa cittá mi guidâro a casa. Ebbi ed ho continue carezze, benefici, offici amorevoli e visite di gran signori e letterati; è venuto il signor Bordelet [Bourdelot], Moruoe [Moreau], Deodato, Caffarelli. il conte di Ghisa, Buttiglier e certi signori di conto delli quali non ho il nome, in particolare quello che andò a Svecia per mover quel re, ed ha tutte l’opere mie, e dona relazioni assai di quelli paesi in favor mio. Il re ebbe a caro ch’io fossi ricorso a Sua Maestá, e cosí l’eminentissimo Cardinale; domane andrò a Ruel per parlarli col signor Buttiglier ed altri chi hanno ordine di favorirme. Il re è andato un po’ piú lontano.

Oggi mi muto tutto di panni. Fin ora sono stato in riposo, perché ero assai scompigliato del viaggio col mal in un piede. Ho parlato con tutti questi della persona di Vostra Signoria illustrissima, e tutti con gusto grande ed ammirazione e laudi immense parlano ed odono parlare di Vostra Signoria come di luminar magno nelle virtú specolative e morali, e nell’esercizio magnanimo e puro e leale di quelle in tutta Francia e in tutto il cristianismo rilucenti; ed io mi onoro assai con dir quel che posso di lei. È venuto l’arcivescovo d’Aix a vedermi e non c’ero. In via il Rossi ha detto al Barrema chi ero io, ed a tutti;