Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/279

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lettere 273

mi donò il Buttiglieli de parte del re, mandai cento e cinque scudi in Roma, a quelli che son carcerati in Napoli miei parenti per falsa querela che fossero francesi etc.; però io non mandai a monsignor Rossi etc.

Resto al suo comando. Mandai a Roma per la cassa de’ scritti. Verrá a monsignor Gastines in Marseglia. Vostra Signoria illustrissima poi li riceverá. Ci vengon per lei le medaglie e ’l montoncino e ’l Telescopio di Stigliola. Scrivo in fretta. Resto al suo comando.

 Parigi, 9 di marzo 1635.

Di V. S. illustrissima e reverendissima
servitore obligatissimo e divotissimo
Tomaso Campanella.


All’illustrissimo e reverendissimo
     l’abbate Fabri monsieur de Peresc,
          padrone mio osservandissimo,
 in Aix.

LXXVIII

A Cassiano dei. Pozzo

Ragguaglio de’ primi mesi del suo esilio.

Illustrissimo signor mio osservandissimo,

Come proemio sa Vostra Signoria illustrissima che per fuggir le persecuzioni e tradimenti orditi in Roma ed in Napoli son venuto al re cristianissimo, dove trovai tanta umanitá, ingenuitá, valore, abondanza, sicurtá, riposo, che ben intendo che Domenedio ha voluto consolar la mia vecchiezza. Non dico che non ci sia qualche vizio da temere e guardarsi, ma respettive etc. La Maestá Cristianissima m’ha usato tal modo di favori in presenza di tanti principi ch’ognuno s’è