Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/82

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76 t. campanella

però sempre vincerá; e quante volte seguí la ragion di stato, come fece in Fiandra, ha perduto. Dunque, riconosca la spada e l’imperio da Dio e dal vicario, come fe’ Carlo magno, ché ogni cosa li verrá in mano, non pensando; ma se poi fará, come li figli di Carlo, a sé gloria ed usurpazione, perderá come quelli. Or si vede, altissimo re, che quel ch’io ho scritto e predicato, si verifica della ruina d’Italia e mutamento della santa chiesa, e tutto a gloria di Spagna che pigliará la sua difesa, e le rinoverá con l’aiuto di Dio in Terra santa. Faccia animo a’ suoi, predicando questa dottrina, ché li rumori presenti fan per lei.

Ma Domenedio per segnalare quel ch’io dico, m’ha lasciato travagliare otto anni, come ribello ed eretico. Accusa antiqua non solo contra i profeti, sendo scritto contra Amos profeta: «rebellat conira te Amos, o rex»; «et moriatur Ieremias quare prophetavit contra domum hanc», «et fugit ad chaldaeos», ora ad turcas; e di Isaia e Michea ed altri morti per ragione di stato si leggono sempre questi titoli: «benedixit Deo et regi»; e degli apostoli lo medesimo; e di nostro signor Gesú: «blasphemat etc.» e «contradicit Caesori»; pur di san Atanasio e Crisostomo e Tomaso etc.; ma anche contra tutti filosofi santi in legge di natura si legge questa querela, come Platone e Senofonte dicono in difesa di Socrate. Talché Vostra Maestá può stimar ch’io possa esser un di questi; e se spesso fui travagliato, fûr anche li santi piú spesso: ed è scritto: «vidi iustos quibus mala eveniunt, quasi opera egerint impiorum»; e la Sapienza dice che «timorem et metum et probationem induce t super eum, et cruciabit eum in tribulatione doctrinae suae donec teniet eum in cogitationibus suis».

Le cogitazioni mie, Sacra Maestá, da fanciullo furon sopra questa rinovazion di secolo; e mi mosse dalle parole di san Vincenzo, di santa Brigida, di santa Caterina, di san Gregorio, dell’abbate Gioachino e d’altri astrologi e filosofi d’ogni nazione; e perché parlai di questo a tempo che fûro in Calabria le inondazioni, terremoti e comete, e tanti officiali scommunicati, fui preso per sospetto non per le parole mie, ma di fra