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20 scelta di poesie filosofiche


casum», si pensa che non ci sia Dio che provvede al tutto, a cui rispetto non ci è caso, quia «nihil praeter eius intentionem aut voluntatem». Laonde viene a stimar per Dio suo la propria astuzia macchiavellescamente, e, quando può, si fa adorar per Dio, credendo che non ci sia il Dio vero, ed ogni cosa indrizza al proprio utile e fa idolatrar la gente.

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Paralello del proprio e comune amore

Questo amor singolar fa l’uomo inerte,
ma a forza, s’e’ vuol vivere, si finge
saggio, buon, valoroso: talché in sfinge
se stesso annicchilando alfin converte
(pene di onor, di voci e d’òr coverte);
poi gelosia nell’altrui virtú pinge
i propri biasmi, e lo sferza e lo spinge
ad ingiurie e rovine e pene aperte.
Ma chi all’amor del comun Padre ascende,
tutti gli uomini stima per fratelli,
e con Dio di lor beni gioie prende.
Tu, buon Francesco, i pesci anche e gli uccelli
frati appelli (oh beato chi ciò intende!);
né ti fûr, come a noi, schifi e rubelli.

Questo sonetto ci avvisa che l’amor proprio ci fa schifar la fatica, e però divegniamo inabili. E poi, perché ci amiamo troppo, vedendo che le virtú son quelle che conservan l’uomo, ci fingiamo almeno virtuosi; e questo fingersi quel che non siamo, è un annicchilamento di quel che siamo, assai penoso. Ma questa pena è coverta d’onori falsi, d’adulazione e da ricchezze di fortuna, ne’ principi piú che in altri. Dopo, conoscendo essi che gli veri virtuosi son come testimoni della falsa virtú loro, entrano in gelosia di stato, e vengono ad uccider ed ingiuriar le genti buone