Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/277

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nota 271


precipuamente attratto dalla produzione speculativa del Campanella, e lo Scioppio dalla pubblicistica teologica che favoriva i suoi riposti bisogni, l’Adami, pur raccogliendo quanto piú poteva della produzione campanelliana, ebbe lui per primo veramente l’intuito di trovarsi davanti ad un poeta originalissimo. Fu lui inoltre a comprendere che la parte sostanziale delle poesie si legava strettamente alla produzione filosofica di quel singolare pensatore e ne formava come il commento lirico; e perciò, dando poca attenzione alle poesie di carattere puramente occasionale e di scarso valore, si fermò e mise in rilievo tutta l’importanza della restante poesia, che potrebbe dirsi gnomica1.

Nel congedarsi dall’Adami il povero prigioniero reiterò anche a lui le raccomandazioni che l’opera sua, che aveva affidata nelle sue mani e dalla cui pubblicazione tanto si riprometteva, non finisse anche questa volta per circolare di soppiatto in qualche copia manoscritta o addirittura abbandonata alla curiositá dei topi; e l’Adami promise, e con animo piú risoluto e sincero dei suoi predecessori. Tornato in patria infatti, in un tempo relativamente breve rispetto alle difficoltá da superare, imprese per la prima volta una pubblicazione approssimativamente metodica di un buon gruppo di opere campanelliane: Prodromus philosophiae instaurandae (Francoforte, 1617); De sensu rerum et magia (Francoforte, 1620); Apologia di Galileo (Francoforte, 1622: questa scritta dal Campanella ed inviatagli nel 1616); Philosophia realis epilogistica, a cui fanno seguito gli Aforismi politici e la Cittá del sole. Trasmise inoltre all’amico Cristoforo Besold la Monarchia di Spagna, che ne dette la traduzione tedesca nel 1622 (senza luogo di ed.)2.

Né trascurò le poesie.

Fin dalla prima pubblicazione, in prefazione al Prodromus, dette notizia e promise la pubblicazione di esse, solo dubitando che in Germania si potesse intenderle ed apprezzarle nel loro giusto valore; inoltre con un certo legittimo orgoglio riportò quel sonetto a lui dedicato, che fu poi compreso anche nella Scelta3. Quindi, per preparare il terreno presso il pubblico, fece tradurre

  1. Am. Cod., p. 127 sgg.;Am. Cast., I, p. 160 sgg.
  2. Am. Cod., p. 130; Gent., I, p. 294.
  3. Vedi p. 113 e cfr. Gent., I, pp. 293-94.