Pagina:Canti (Leopardi-Moroncini) I.djvu/12

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discorso proemiale. XI

sua morte essi non rimasero in possesso di A. Ranieri. Questa grande congerie di autografi, che costituiscono l’inestimabile patrimonio artistico e intellettuale del sommo Recanatese, dai primi saggi della sua giovinezza fino alle più perfette creazioni degli ultimi suoi giorni, tra i quali egli ebbe cura di conservare non pure quella stupenda enciclopedia filosofico-letteraria de’ suoi Pensieri, ma anche i disegni vari e appena accennati di opere, elenchi di libri, liste di vocaboli, citazioni d’autori, e perfino delle piccolissime schede dove aveva preso note svariate nel corso de’ suoi studi e delle sue letture; è una miniera quasi inesauribile allo studioso che sotto qualsivoglia aspetto e con qualsiasi scopo voglia allargare o approfondire le sue ricerche. E, non ostante che così tardi queste carte sian venute a saziare le giuste brame degli studiosi, noi non possiamo non esser grati ad A. Ranieri. che per lunghi anni le conservò gelosamente; e al conte Giacomo Leopardi di Pierfrancesco e agli altri volonterosi, che resero possibile lo svincolo giudiziario di esse.1


    conchiudendo che questa seccatura sarà l’ultima, «perchè ormai crede di aver votato casa». Anche la leggenda sopra Santo Gerio, trucco di Monaldo che, veduto il Martirio dei SS. Padri, volle gareggiare col figlio nelle contraffazioni antiche (la quale è tra le carte napol. di mano di Monaldo), gli fu spedita a Bologna il 26 febbr. ’26. In ultimo, scrivendo il L. da Firenze a Paolina il 24 maggio ’31 (Ep., II, 695), le chiede di levar via dal suo protocollo in 2 voll. di lettere letterarie, le lettere di Vieusseux, Brighenti, Stella, Colletta, e le copie delle lettere sue; assicurandola poi il 2 luglio di aver ricevuto il pacco in perfetto stato. E anche queste lettere insieme con altre si trovano tra le carte napolit.
           Oltre ai mss. di cose letterarie, il L. aveva portato con sè anche lo Zibaldone, e i numerosi quaderni di cose filologiche, dei quali ultimi nella 1a metà del novembre ’30 egli fece «consegna formale» a L. De Sinner affinchè li redigesse e facesse pubblicare in Germania (Ep., II, 679; e v. anche 677 e 678). Com’è noto, il De Sinner allora gliene aveva promesso danaro e un gran nome; ma poi, tranne l’Excerpta che ne pubblicò a Bonna nel ’34, non ne fece altro; e dopo avere inviati al Vieusseux i preziosi mss. che alla sua venuta in Firenze gli furono restituiti, da ultimo cedette co’ suoi libri al Granduca di Toscana anche quei ms., che così passarono prima alla Palatina e poi alla Nazionale di Firenze.

  1. Apertosi, dopo la morte di A. Ranieri (4 genn. 1888) il testamento di lui, vi si trovò tra l’altro questa disposizione: «Lego, come mio ricordo, alla Bib. Nazion. di Napoli i mss. di altri o miei... da eseguirsene, nondimeno la consegna all’epoca della morte dell’ultima delle predette Francesca Gnarro e Maria Carmela Castaldo [le due fantesche eredi usufruttuarie], rimanendo vietata qualsiasi ingerenza o atto qualunque, anche a titolo di conservazione, della legataria Biblioteca, fino alla detta epoca, dispensando espressamente le medesime [eredi] da ogni garentia o cauzione». Sorse allora il conte Giacomo Leopardi iuniore, capo della illustre Famiglia, a negare che nel lascito del Ran. alla bib. Napolitana potessero comprendersi i mss. leopardiani, i quali appartenevano legittimamente alla famiglia