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infrascritti convengono a questo proposito, i quali sono del Guidi1. «Vedrai come il mio spirto ivi comparte Ordini e moti, e come inspira e volve Questa grande armonia che ’l mondo regge». E il Guidi fa annoverato dagli accademici fiorentini l’anno 1786 fra gli scrittori che sono o si debbono stimare autentici nella lingua.


St. VIII, v. 14. Qui l’ira al cor, qui la pietate abbonda.

Il Sannazzaro nell’egloga sesta dell’Arcadia2: «E per l’ira sfogar ch’al core abbondami». Non credere ch’io vado imitando appostatamente, o che, facendolo, me ne pregiassi e te ne volessi avvertire. Ma quest’esempio lo reco per quelli che dubitassero, e dubitando affermassero, com’è l’uso moderno in queste materie, che «abbondare» col terzo caso, nel modo che lo dico io, fosse detto fuor di regola. E so bene anche questo, che fra gl’italiani è lode quello che fra gli altri è biasimo, anzi per l’ordinario (e singolarmente nelle lettere) si fa molta piú stima delle cose imitate che delle trovate. In somma negli scrittori si ricerca la facoltá della memoria massimamente; e chi piú n’ha e più n’adopera, beato lui. Ma contuttociò, se paresse a qualcuno ch’io non l’abbia adoperata quanto si richiedeva, non voglio che le annotazioni o la fagiolata che sto facendo mi levi nessuna parte di questo carico. Circa il resto poi, la voce «abbondare» importa di natura sua quasi lo stesso che «traboccare», o in latino «exundare»; secondo il quale intendimento è presa in questo luogo della canzone, e famigliare ai latini del buon tempo, e usata dal Boccaccio nell’ultimo de’ testi portati dal Vocabolario sotto la voce «abbondante».


St. X, v. 16.       Al cui supremo danno
(v. 169)       il vostro solo è tal che rassomigli3.

Io credo che se una cosa può «somigliare a un’altra», «le» debba potere anche «rassomigliare», e parimente «assomigliarle» o «assimigliarle», oltre a «rassomigliarsele» o «assomigliarsele»,

  1. Endimione, atto v, scena 2, v. 35.
  2. Verso 19.
  3. Nell’ultima edizione: «tal che s’assomigli» [Ed.].