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I


Ad una compiuta edizione delle «Opere del conte Giacomo Leopardi, tutte quante, con ritratto, cenni biografici, insomma con tutte le cerimonie», si cominciò a pensare fin dal 1825, massime per interessamento di Pietro Brighenti; e il poeta, che ne dava, con le parole qui riferite, notizia al fratello Carlo, intendeva a raccogliere stampe e manoscritti e a correggere, per farla quanto meglio potesse; e redigeva un diligente elenco degli scritti suoi editi e inediti, destinati forse alla stampa, certo a una accurata cernita.

L’ordine di quell'elenco è strettamente cronologico secondo l’epoca della composizione, meticolosamente registrata in colonna, prima della nota dell’anno e luogo di pubblicazione.

Come poi egli avrebbe raggruppato le sue Opere, un materiale cosí vario di forma, di contenuto e di mole, non è possibile indovinare; perché quel disegno non solo non ebbe attuazione, ma rimase solo... un progetto di massima. Onde il poeta si contentò di raccogliere parte dei Versi non compresi nel volumetto delle Canzoni del 1824, in un secondo volumetto a Bologna, 1826, e die’ fuori poco dopo le Operette morali (Milano, Stella, 1827).

Né gli anni che seguirono lasciarono agio o desiderio a lui di curare un siffatto lavoro; né la sua gloria crescente persuase alcun editore al proposito di una compiuta ristampa.