Pagina:Canti (Sole).pdf/405

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348 luigi la vista

riti più eletti. Come amasse suo padre, si scorge dalle parole con cui gli dedicò alcuni scritti, i soli ch’egli desse alle stampe: «A mio padre, che a me ignaro delle carezze materne e delle domestiche gioie finora invano bramoso, faceva, con isquisita intelligenza del core, gustare gli amori ineffabili di madre di fratello di amico, questo primo frutto di studi dolorosamente diletti.»1

Co’ suoi cari estinti conversava anche più assiduamente che altri non faccia coi vivi che più ami. «A niuno dei miei più cari ho parlato tanto, e con niuno ho conversato tanto, quanto con mia madre estinta da tanti anni, e con una mia sorella morta quasi sul mio entrare nella vita. Parimenti m’immagino che dovranno fare con me quelli che resteranno a piangere ed annoiarsi dopo di me.»2 Chi non sente qui quella «corrispondenza d’amorosi sensi», cantata dal Foscolo, e che diviene più vera e più santa che mai in un’anima come quella di Luigi La Vista?

Affetti parimente forti e divini furon quelli che sentì per i grandi scrittori, specialmente per i poeti e per gli storici. E ce n’è testimonio, autorevole sopra tutti, il De Sanctis: «Uscito dal campo de’ fantasmi, e del suo pensiero, l’anima desiosa innamoravasi delle grandi anime, e Courier, e Santarosa, e Pascal, e Salvator Rosa, e Manzoni, e Dante, e il Pe-

  1. Memorie cit., p. 301.
  2. Memorie, p. 9.