Assai ti piacque disfrenar di strali
Su quelle rupi! Assai corse di pianto20
Ai curvi d’Eraclea seni vocali!
Ecco pe’ monti di Lucania, o Santo,
Quanto novo dolor, quanto spavento,
Quanta strage diffusa in ogni canto!
Ier su quei monti, che pareano argento25
Radiante, cadea limpido il sole,
E l’aria era tranquilla e basso il vento:
E una luce di rose e di viole
Soavemente iva a ferir lontana
Borghi, rupi, foreste, archi e chiesuole;30
E muta per la varia erta montana
Salìa la sera, e la pace notturna
Su la industre scendea gente Lucana.
Ahi! la nova reddìa luce diurna,
E una grama schiarò gente tapina,35
Che fuggìasi tremante e taciturna!
Signore! i tuoi clementi occhi dechina
Su le rupi Lucane, ov’oggi impronti
Sì grande orma di lutto e di ruina!
Un profondo sospir misero i monti,40
Mentre sparso di stelle il ciel ridea,
E cupamente ribollir le fonti: