Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/35

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LIB. I. 15

cantando è suoi componimenti. Parimente l'huomo indotto, et di grossa pasta, lavorando, caminando, ò altramente trappassando in otio i noiosi tempi, se stesso, et la noia cantando molte volte inganna. Ne solamente la Musica diletta i vivi, ma ancora i morti sono accompagnati alla sepoltura con canti; con credenza, che essendo l'anima nostra venuta dal cielo, nella morte al suo principio della Musica celeste ritorni; et le laudi a Dio cantando nelle chiese si dicono; come che più grata cosa non si possa da noi rendergli della Musica; la quale dal cielo cè data per alleviamento delle cure et delle fatiche nostre continove, et come cosa prossima alla beatitudine. Non è senza gran piacere etiandio la Pittura imitatrice della Natura; gli inventori, et artefici della quale hanno in ogni luogo, et appò ogni Prencipe sempre truovato honorati premii, et non solamente vivendo, ma ancora doppo' morte hannosi guadagnato fama immortale Zeusi, Apelle, Parrhasio, et molti altri. E' nota l'historia di colui, che dipinse l'uve si alle vere somiglianti; che gli uccelli ingannati ad esse volarono, la qual cosa essendo da molti infinitamente commendata; quell'altro che nell'arte non era men perfetto portò si ben dipinto il lenzuolo, che il dipintore dell'uve richiese che fosse levato, per veder la pittura c he sotto credeva esser nascosa. Che dirò di Alessandro? il quel veggendo che da infiniti l'immagine sua ogni giorno era dipinta; et molti per ignoranza non sapevano isprimere la gratia, et la maesta' che in se teneva; fece comandamento, che niuno fuori che Apelle di dipingerlo, Polycleto di scolpirlo, et Lisippo di me-