Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/54

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DELL'ANTHROPOLOGIA

licato letto la notte riposare le stanche membra, che al picciol lume della lucerna scrivendo, et volgendo infinite carte impallidire? quale e' colui che lasciata la cura delle cose familiari andasse a' Pavia, a' Bologna, a' Padova, a' Parigi, o' altrove a' starsi molti anni con grosse spese et travagli per imparare tante diverse scienze? se non fusse la contentezza, il sodisfacimento che l'huomo ne piglia, et la fama, il nome, et l'hoore che gli ne seguono. Io (come sapete) infino da primi anni fui messo alle lettere: vero e' che spesse fiate a' quelle ho traposti gli studi della Musica. Ne mai ho voluto sapere cio che siano ricchezze, ne robba, ne essercitarmi in molte cose, ove il piu degli huomini l'eta' sua dispensa. Credete voi se non sodisfacesse piu a' me stesso, che a' molti altri; i quai forse tal volta mi giudicano stolto, vedendomi dispreggiatore de danari, et con questo habito dal loro differente; che con quel poco d'ingegno concedutomi da Iddio non fosse bastante per guadagnarmi qualche migliaia de fiorini? Certo che si che mi saprei guadagnargi: ma non istimo tanto robba, ne danari, ch'io non istimi piu la compagnia vostra, l'honore che molti gentilhuomini mi fanno: le quai cose aggiontovi il piacere ch'io sento della virtu', ogn'hora piu a' gli studi di quella m'accendono; et cosi credo di voi messer Lancino et maestro Girolamo avenire: che da primi anni infin adhora vi siete sempre nella philosophia, et nella poesia affaticati: et havete scritto tanti libbri; et fatto tanti nuovi componimenti di versi, non per altra caggione, che per una sodisfattione et gioia, che l'animo sente dalla dottrina: la quale tolta via, la


fatica