Pagina:Capuana - Giacinta.djvu/186

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cati, stendendo le mani lunghe e scarne al pane, alle frutta, ai vassoi delle pietanze, mettendoseli dinanzi, tutti in fila.

— Che fai lì? — diceva alla Marietta guardandola di traverso, diffidente.

Giacinta, rimescolata da una pietà sorda sorda, non poteva più levar gli occhi d’addosso al marito. Provava un intenerimento strano, quasi un bisogno di piangere. E siccome Andrea cercava di prenderle la mano, sotto la tavola, ella la ritirò vivamente.

— Almeno un gocciolino! — replicava il conte. — Il dottore non è qui... Non gli diremo nulla!

II.

Giacinta viveva agitatissima:

— Dunque Andrea le sfuggiva di mano? Dunque i suoi tristi presentimenti non l’avevano ingannata?

Un’acutissima spina confitta nel cuore! Ma ella non la dava a vedere.

Nei ricevimenti del mercoledì, sempre affollati, sempre allegri, quando il Ratti, o qualche altro diceva una briosa stramberia, il di lei riso argentino partiva il primo pel salotto, come un razzo che dèsse il segnale.

Il suo bel corpo di giovane donna era in piena fioritura: ne convenivano tutti. I suoi occhi non erano mai stati così scintillanti: mai la sua voce e il suo sorriso non avevano esercitato un fascino più potente.

— Come faceva per rendersi bella a quel modo, per ringiovanirsi così?