Pagina:Capuana - Giacinta.djvu/90

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Poi, all’impressione dell’aria frizzante si era calmata a poco a poco. Un’idea balenatele in mente l’aveva fatta trasalire:

— Perchè non entrava in un convento? E rinchiuse la imposta, macchinalmente; perduta dietro questa idea che la inondava di un benessere strano, di una calma affatto insolita e piena d’immensa tenerezza.

— Grazie! Grazie! — mormorava, a mani giunte, rivolta al crocifisso. — Così sarò morta pel mondo, per me stessa, per tutti!... È una ispirazione del cielo!

XIV.

— Calmatevi, figliuola mia, calmatevi! — le diceva di tanto in tanto con voce tremula il vecchio confessore, dalla grata del confessionario dove appoggiava la testa.

Giacinta arrestavasi un momentino, quasi soffocata, poi riprendeva a parlare.

E tutta la sua vita — dolori, illusioni, disinganni, speranze agonizzanti — tutta, continuava a ripassarle dinanzi agli occhi, rapidamente, come una visione, come un terribile sogno... Un sogno che finiva lì!

— La vostra risoluzione, figliuola mia, è dunque ben ferma? — disse il prete.

— Sì, padre! — Però mi avete detto che è nata soltanto da pochi giorni, sotto la tortura di un gran dolore...

— È vero; ma non importa. È come se io mi vi fossi deliberata da un pezzo.