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102 Open source, software libero e altre libertà

ignorare lo standard, o crearne uno alternativo, è infatti molto poco appetibile. Ma se i grandi operatori si sono messi d’accordo per seguire quello standard, la chance che un piccolo operatore, magari enormemente innovativo, possa farci qualcosa è spesso minima. Non tutti possiamo avere la grandeur che faceva dire ai Britannici, all’epoca dell’Impero: “la Manica è in burrasca oggi, il Continente è isolato”.

Il gioco degli standard e dei brevetti
“necessariamente violati”

Se non puoi passargli sopra o girargli intorno (trovare strade alternative), ecco che se quei brevetti sono “necessariamente violati” da chi implementa lo standard, allora concedi una posizione di vero e proprio monopolio assoluto, nemmeno più mitigato da una limitata concorrenza tra monopoli.

In passato ci si è posti un serio problema di antitrust nei confronti dei partecipanti alla standardizzazione e agli stessi enti standardizzatori. D’altronde è facile intravedere nella ricerca di un consenso tra concorrenti (gli standard formali richiedono il consenso degli stakeholder) la possibilità di un accordo per sfruttare in modo anticoncorrenziale l’esistenza di brevetti. Tra un accordo, di per sé del tutto legittimo, di standardizzazione e un cartello la differenza è minima. Per quanto riguarda i brevetti, tale differenza sta nel fatto che i partecipanti allo standard si impegnino più o meno formalmente a concedere una licenza sotto condizioni ragionevoli e non discriminatorie, ovvero, con un acronimo abbastanza conosciuto RAND.