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Brevetti e software:per chi suona la campana? 113

ficientemente autorevoli costituisce quella che da noi si chiamerebbe una vera e propria violazione di legge.

Le sentenze nelle corti superiori sono elaborate collegialmente sulla base di una votazione che può essere unanime o con giudici dissenzienti. Sulla base della decisione, uno dei giudici è chiamato a esprimere l’intenzione della corte, redigendo materialmente la parte motivazionale, ovvero l’opinion, che ovviamente sarà coerente con la decisione presa. Così nella sentenza si troveranno tutti i punti fondamentali che hanno guidato il giudice e che guideranno altri giudici di quel distretto ed eventualmente di altri distretti nella soluzione di casi simili.

Il giudice che provvede alla redazione della sentenza si fa interprete della volontà collegiale. Ci possono essere voti contrari; a differenza di quanto avviene da noi, il fatto che ci siano voti contrari (in tutto o in parte) viene reso pubblico. Un giudice dissenziente che si voglia prendere la briga di farlo, può con altrettanta autorevolezza giuridica, anche se senza vincolare i giudici successivi, esprimere la propria opinione affermando le ragioni per il suo voto contrario, in quella che si chiama “dissenting opinion” (opinione dissenziente).

La bellezza e stranezza del sistema americano non si ferma qui: anche chi vota a favore può farci conoscere il suo pensiero, pur concordando con la maggioranza (“concurring”), onde dare il suo personale contributo e guida ai futuri giudici, offrendo spunti utili a meglio motivare (e agli studenti maggiori oneri di studio...).

Molto spesso le novità più interessanti nella giurisprudenza vengono appunto dalle opinioni dissenzienti e da quelle concurring.