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API e nuvole, la faccia chiusa del web 133

services, eccetera). Nel prosieguo parleremo indifferentemente di “specifiche”, “protocolli”, “interfacce”, “API”, i quali, benché concettualmente differenti, ai fini della nostra analisi possono essere usati in modo intercambiabile.

Se dunque io voglio creare un’applicazione che “parli” con un’altra applicazione che espone delle API, ho almeno due ordini di problemi: di accesso (logico e fisico) e di ordine giuridico (copyright e brevetti, in primo luogo).

Il segreto: specifiche non documentate,
che ballano il Samba

Le interfacce possono essere perfettamente accessibili, ad esempio nel caso in cui il software sia tutto locale e le API siano “esposte” (ovvero non serva una chiave o un altro componente per interagire), ma può essere sconosciuta la lingua che parlano.

Un caso che ha fatto scuola, e che conosco sufficientemente bene per aver partecipato direttamente ai vari processi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, è il caso Microsoft1. Parlarne compiutamente sarebbe troppo lungo, ma il caso verteva sulla possibilità che un operatore indipendente re-implementasse i protocolli e le interfacce di rete dei sistemi Microsoft Windows, facendo “finta” di essere dall’altra parte un sistema Windows. Le API dei sistemi di rete di Windows non sono pubbliche, a differenza delle API che consentono ai programmi di interfacciarsi con il sistema operativo locale: esse sono (erano) te-

  1. Caso T-201/04, vedi per approfondimenti https://fsfe.org/activities/ms-vs-eu/ms-vs-eu.it.html.