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Postfazione

Quando Carlo nella primavera del 2017 mi disse “sto scrivendo un libro sulla cultura open e sulla crisi della proprietà intellettuale” la mia prima reazione fu di terrore e gelo nelle vene. D’altronde, pensai subito: “se esce un libro di Piana su questi argomenti, chi vorrà più leggere e citare i miei scritti?!”.

Poi però passarono dei mesi e quel terrore si attenuò; e iniziai a fare affidamento sul fatto che, essendo lui sempre super impegnato nell’attività di consulenza e avendo pure famiglia, mai avrebbe avuto il tempo e lo slancio sufficienti per confezionare l’opera. E invece un maledetto giorno di fine estate arrivò la fatidica email con allegato il file integrale del libro, con la richiesta di leggerlo e revisionarlo.

Passai quindi al piano B: prendere tempo sulla revisione. “Grazie, ma adesso non so se riesco; è un periodo molto denso; ho un altro libro in uscita; ho un gomito che mi fa contatto con il piede...”; e le solite scuse. Poi però la curiosità mi tradì e iniziai a leggerlo, scoprendo che l’opera era davvero valida e interessante. Fu lì che presi la dura decisione: visto che in un modo o nell’altro l’opera sarebbe stata pubblicata, tanto valeva farla diventare un titolo della collana “I libri di Copyleft-Italia” che dirigo per la casa editrice Ledizioni.

Mi giocai, come ultima carta per guadagnare ancora qualche mese, quella dell’anno di copyright: “visto che siamo già a novembre, tanto vale aspettare il nuovo anno e uscire il copyright 2018”. Ma prima o poi il nodo doveva venire al pettine e i pretesti plausibili