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brevi cenni sull'universo (aperto) 21

intellettuali”. Da allora ci si è mossi solo nella direzione di allargare i termini di tutela, introducendo nuovi diritti e nuove privative, allungando i termini di protezione – anche al di là di ciò che sarebbe naturalmente un “incentivo” alla creazione di opere, invenzioni, raccolte di dati, software, eccetera –, rendendo in alcuni casi automatico ottenere e mantenere il diritto (come nel caso del copyright), limitando sempre di più lo spazio di ciò che è libero e non soggetto ad altrui diritti, fino alla situazione odierna in cui in pratica vi sono ambiti dove si è sostanzialmente privi di un pubblico dominio significativo (come nella letteratura, nel cinema, nella tecnologia dell’informazione).

I benefici dei commons
e la tragedia degli anticommons

Il pensiero comune si è nel frattempo conformato allo stato dell’arte, tanto da far ritenere naturale pensare ai “beni intellettuali” come una proprietà, allo stesso modo di una sedia o di un terreno. Da qui il concetto di “proprietà intellettuale”, che ha dato origine a teorie giusnaturaliste circa la stessa, quasi come se essa fosse un diritto universale dell’umanità, e non una creazione del diritto che non è esistita se non nell’ultima parte della storia umana.

Segue l’iperfetazione attuale di protezioni e la moria degli usi liberi a cui assistiamo oggi. Non sazi, inventiamo ogni giorno nuove forme di protezione e artifici giuridici discutibili per estendere i vincoli il più possibile. Sembra che se un ambito non sia oggetto di almeno tre o quattro forme di tutela giuridica contemporaneamente, sia un reietto della società.