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68 Open source, software libero e altre libertà


Ovvero sei in tutto. O sette?

Creative Commons Zero (CC0)

Menzione a parte merita la Creative Commons Zero. Che non è una licenza “some rights reserved” come le licenze di cui abbiamo parlato sopra, per cui non viene considerata omogenea rispetto alle altre.

In effetti, per rimarcare ancora di più la differenza, ha un numero di versione diverso dalle coeve licenze CC.

Serve a creare “artificialmente” il pubblico dominio, dunque a rimuovere tutte e qualsiasi le restrizioni che insistano su un’opera intellettuale (incluso sul software!), tale per cui chiunque è in grado di usare quell’opera per tutto ciò che vuole, senza chiedere il permesso. La CC0 è infatti definita in Inglese “waiver”, che significa “atto di rinuncia”; infatti con essa il titolare dei diritti di proprietà intellettuale dichiara di voler rinunciare per sempre al loro esercizio, liberando quindi l’opera da ogni vincolo di privativa, prima che avvenga la naturale scadenza dei termini per la caduta in pubblico dominio. Negli ordinamenti giuridici nei quali non esiste un pieno concetto di “pubblico dominio” la CC0 concede una licenza la più illimitata possibile.

Anche così l’effetto non è sempre quello di un vero e proprio pubblico dominio, perché qualche condizione rimarrà sempre appiccicata laddove sussistono diritti indisponibili, in principal modo quelli morali. Essendo indisponibili, qualsiasi contratto o dichiarazione intesa a spogliarsene o a promettere di non avvalersene non ha effetto, se non per quelle modifiche che l’autore ha conosciuto e accettate.