Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/101

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che si debba fare da chi legge, si come lo fa chi scrive, trasportando le qualitá e gli effetti da parola a parola: il qual trasportamento bisogna che si faccia alcuna volta, non solo dalle traslate aperte alle proprie sotto ’ntese, d’un termine solo; ma dalle traslate alle proprie e dalle traslate alle traslate, ancora d’altri termini, che sono tutte aperte. Come dire, negli essempi giá dati, non solo da «Castelvetro» a «orso», delle quali una è aperta, e l’altra sotto ’ntesa, nel medesimo suggetto; ma da «orso» a «scrivere», e da «Castelvetro» a «rampata», aperti tutti, e parte suggetto, parte predicato: e nella medesima guisa, da «foco» a «desiderio», e da «desiderio» a «volare e cantare»; altramente infinite sarebbono le metafore e gli effetti d’esse, che non corrisponderebbono ancora ne’ migliori e ne’ piú celebrati scrittori. E che sia vero, avanti che s’esca dell’«orso», notate questa di Dante, la qual par nata per questo loco:

E veramente fui figliuol dell’orsa, cupido si, per avanzar gli orsatti, che sú l’avere, e qui me misi in borsa.

Vedete per vostra fé quel che abbia da fare l’una di queste metafore con l’altra, e se, standosi ne’ significati propii di queste voci, e non si facendo da questa a quella i salti che io vi ho detto, si può tirare che l’avarizia sia difetto dell’orso e profitto degli orsatti, o ’l mettere in borsa effetto di questa bestia. Ma, perché so che non ve ne volete stare a Dante, ve ne dirò tanti altri essempi, e di tali, che sarete piú che metaforicamente orso a non chiarirverne. Or considerate questa di Marco Tullio pur da metafora a metafora: «Omnes e?iim lune retinebant illum Periclis succum: sed erantpaulo uberiore filo». Vedete che passaggio è questo dal «succo» al «filo», se non è piú che da «vetro» a «castello». Sentite quest’altra d’Omero da metafora a propio, e, per non cinguettare in greco, come voi fate per parer di saperne, dice in questa lingua che «Aiace fece lume ai compagni, ucciso il figlio d’Eussoro»: vedete come l’ammazzare può causar lume. Il medesimo, in persona d’Achille; fa dire a Patroclo che «se ne torni indietro, poi ch’ará fatto lume alle navi»: nelle