Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/120

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secreta, e dai secreti anco di quell’arte: percioché tanto s’intende occulto quel ch’è riposto fra l’oro e l’argento, quanto quel che sta sepolto nel letame. E perché non pensaste d’esser miglior formatore d’aggiunti che di metafore, mirate con che bella discrezione da «pigmeo» derivate «pigmaica», voce che bisogna biasciare e sbadigliare, e che la lingua vi caggia di bocca per pronunziarla! Voi non considerate, pezzo d’uomo, che le regole del giudizio vanno innanzi a quelle della grammatica. Non sapete che l’analogia è venuta dall’uso, e non l’uso dall’analogia? Non vedete che, sebben talvolta da «giudeo» si deriva «giudaica» e da «ebreo» «ebraica», questa è una regola di quelle che non hanno loco, quando le repugnano l’altre che si debbono osservar prima: come sarebbe, oltre quella dell’uso, quella dell’orecchio e quella della pronunzia? E sebbene «ebraica» e «giudaica», quanto a pronunziarle, sono le medesime che «pigmaica», non vedete che, quanto all’uso e quanto al suono, dalla parte di chi l’ode non sono le medesime? Se la regola grammaticale si devesse mettere in pratica senza consulta dell’uso, nel modo che voi derivate da «pigmeo» «pigmaica», sarebbe da «filisteo» a derivare «filistaica», e da «saduceo» «saduceaica», e da «cananeo» «cananaica», e altre di questa sorte, pur troppo sconce a sentirle. Non v’accorgete che quelle sono usate, e queste no? che quelle dal medesimo uso son fatte domestiche dell’orecchie, e queste, senza aver con esse domestichezza alcuna, vi s’intromettono presuntuosamente, con offensione di chi le sente, salvo di voi, ch’avete l’udito conforme al giudizio? Ma passiamo dall’udire al vedere: quel vostro «panno tessuto a vergato» non dá egli pur assai buon saggio della vostra pratica di Firenze e del profitto che v’avete fatto intorno all’arte della lana? Io credo bene che siate passato per San Martino, e potreste anco aver fatto del ciompo intorno ai bioccoli, ma non giá che siate arrivato al marruffino, non che al mastro di bottega, per insegnar di tessere i panni agli altri ; e forse che non ne parlate, come di mano vi uscissero peluzzi di cento. Panno vergato e vergolato, o tessuto a verghe ed a vergole si suol ben fare in Firenze, infra quelli di Garbo, si come drappi listati, fregiati, fioriti, o veramente a liste, a fregi, a fiori, o tessuti, o