Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/135

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se veritá fosse quel che voi dite, vi si farebbe buono; ed anco senza esser veritá, pur che fosse parere; ed anco mal parere, quando fosse detto con qualche fondamento, con qualche modestia; rimettendovene in qualche parte; dicendolo con buona occasione, con qualche onesto appicco, come se ne foste ricerco da qualcuno, a chi s’appertenesse; ed anco non ricerco, se aveste qualche interesse col Caro, o d’amicizia o di nimicizia almeno; se aveste scritto a lui per avertimento, per offizio, perché non presumesse di sé: ché, in qualunque di questi casi, potrebbe in qualche modo calzar la libertá del dire, o l’audacia in caso di nimicizia. Ma la cosa non istá cosi; percioché il Caro non vi offese mai, non v’ebbe in niun tempo né per amico, né per nemico, né anco per conoscente o per conosciuto, né di vista, né di nome, né pur d’essere; e non ha bisogno né di ricordo, né d’avertimento, né di parer vostro, se ben lo riceve e lo ricerca da ognuno, e fa capitai di tutti. Avete scritto le vostre ciance contra lui, non a lui; non perché a lui fossero mostre, ma secretamente ad altri, con espresso divieto che non si mostrino e non si dicano per vostre: segno chiarissimo che l’avete fatto per calunniarlo e disgradarlo nell’openione di quelli che credono alla dottrina vostra; la quale se in vostra conscienza è falsa, perché la spendete in biasimo d’altri? se la tenete per buona, perché comandate che si celi? Dite queste cose, non per pareri, ma per oracoli, veri, assoluti, irrevocabili; - e dite vanitá, falsitá, bugie espresse; e le fate dire agli buoni autori, ch’è peggio, parlando d’ognuno con immodestia, con veleno e con ogni sorte di mala qualitá. Se un uomo tale si deve dire ingenuo e libero, l’ingenuitá e la libertá del dire non sono virtú, percioché queste condizioni non son giovevoli al mondo. Ma perché questa ricoperta della libertá del dire non basta a scusarvi della malignitá vostra, avete voluto farla scusabile con un’altra malignitá molto peggiore che non è la semplice maledicenza, ingegnandovi di persuadere alla gente che voi siete stato provocato da lui. E come è possibile che voi non vi vergogniate di dirlo, o di permetter che si dica e che si scriva avanti agli scritti vostri, quando (oltre all’esser stato il primo