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LA SIGNORA LUCIA BERTANA al Caro

Molto magnifico signor mio. Io ebbi e lessi la prudente lettera di V. S., la quale mi fu in ogni parte cara, ma piú in quella nella quale mi dá piena facultá di far quello di che nell’altra mia tanto la pregai, secondo che dalla gentilezza e umanitá sua mi pareva di poter aspettare. Mi è stato ancora caro aver da lei le ragioni sue cosi diffusamente scritte: per le quali, se io dava prima il torto ad altri, tanto piú glielo do al presente. E veramente il particolar del Cardinal di Trento mi ha commossa molto, come dall’altra parte mi ha fatto ancor conoscer piú la grandezza dell’animo suo, che, essendo cosi fresca l’offesa, si sia contentata, per mezzo de’prieghi miei, ch’io m’affatichi in accommodarla con l’offenditore; dal quale crederò nondimeno che V. S. abbia riconosciuto questo, come dalla natura de’ litiganti, gli quali difendono la loro causa, per quel modo che ad essi par che torni meglio, massimamente quando sono le cause proprie. Crederò ancora eh’ Ella di ciò tanto meno si curi, quanto che, con l’occasione dell’andata sua a Milano, ha fatto capace quel signore della veritá. Mi è ancora dispiaciuto assai che sia venuto all’orecchi di V. S. che il Castelvetro abbia animo di voler procedere verso di lei, con altro che con iscritture; il che come non s’accorda punto con le parole che si sentono da lui, né con l’openione mia, cosi giudico che chi ha detto questo a V. S., o non abbia inteso o abbia voluto far male officio, secondo ch’io spero e desidero un giorno farnela piú chiara a bocca. Ma intanto la priego che le piaccia di credere che io le dico la veritá, e che gli altri le hanno detto la bugia in questa parte. Della qual bugia, come da cosa stata, passando alle cose che hanno da essere, secondo che prudentemente considera V. S. che sia da fare, dico che, poiché Ella si è contentata, per amor mio, ch’io faccia tutti quelli offici, che io giudicherò opportuni perché si finisca questa pratica, io, per l’osservanza che le tengo, non