Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/264

Da Wikisource.

Demetrio, ed ecco la Giuletta! Oh! qui ci sarebbe da far tutta notte, se volessi aspettar che ognuno facesse la sua accoglienza e ’l suo sermone. Fermatevi tutti: voglio che facciamo un bel ciabaldone di ogni cosa. Cavalier, madonna Argentina è vostra moglie ed è gentildonna Argentina: le avete a restituire il vostro amore e la sua fama. Giuletta e Tindaro si sono d’accordo moglie e marito, e ve ne dovete contentare.

Giovanni. Ce ne semo giá contentati, ed ora, della lite che avemo vinta, ne diamo a lui per sua dote centomila ducati.

Procuratore. Guata boccone!

Giovanni. Ed a voi, per le vostre fatiche e per la vostra amorevolezza, due mila.

Procuratore. Per cortesia vostra e gran mercé. Or notate. Madonna Argentina, moglie qui del cavaliero, è figliuola di messer Paolo Canale, vostro fratello. Cosi viene a essere vostra nipote, cugina di Giuletta e cognata di Tindaro; Tindaro è cognato di Argentina e cugin di Giordano; Giordano è cugin di Tindaro e cognato di Giuletta; Giuletta è cognata di Giordano e cugina di Argentina; e voi séte padri, zii e soceri di Giuletta, d’Argentina, di Giordano e di Tindaro. Ora dove è congiungimento, si stringa: dove non può essere, l’amore diventi caritá. Spartitevi per ora gli abbracciamenti tra voi, e poi piú per agio vi farete le belle parole.

Pilucca. Questa è una grande abbracciata. Marabeo, esci fuori, ché le cose si rappattumeranno ancor per noi.

Marabeo. Écci il bargello?

Pilucca. Non v’è: vien’ pur via.

Marabeo. Guardaci bene.

Procuratore. Oh, questi sono quei ghiotti! Voi, per far bella questa festa, avete a esser impiccati, e ora vo dal governatore per farvi questo servizio.

Giordano. Signore, per non travagliar me, che sono interessato in questo disordine, e per non interdire una allegrezza come questa, vi domando di grazia che non ne parliate altramente.

Procuratore. Si: ma fate pensiero che le forche ve gli prestino.