Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/274

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e, per compiacere al marito e per non parere manco amorevole che si fosse una pecora, l’amava e vezzeggiava da figliuola: e perché l’avesse anch’ella nome pastorale, volle che si chiamasse la Cloe. Ambedue questi bambini, subitamente crescendo, vennero in una piú che villanesca bellezza. E sendo giá Dafni di quindici anni e la Cloe di due manco, Driante e Lamone, lor balii, in una medesima notte videro in sogno una tal visione. E’ parve loro che le ninfe della grotta, donde usciva la fontana e dove fu la Cloe trovata, presentassero questi due garzonetti ad un fanciullo bellissimo e superbo, con l’ali in su gli omeri, con un archetto in mano ed un turcassetto al fianco, e che egli, con uno de’ suoi strali toccati ambedue, comandasse loro che da indi innanzi, l’uno di capre e l’altra di pecore pastori si facessero. Questo sogno afflisse molto Lamone e Driante, dovendoli far pastori; dove pensavano, per lo contrassegno degli arnesi, che, come di gran legnaggio li tenevano, cosi di piú alta fortuna fossero degni : in sulla qual speranza gli avevano sempre ben notriti, bene accostumati, ammaestrati ed esercitati in tutte quelle buone parti, che può dare una civil contadinanza. Tuttavolta, parendo loro di dover obbedire in questo agli dèi, poiché per provvidenza di quelli erano scampati, comunicando il sogno tra loro, e nella grotta delle ninfe sacrificando all’alato fanciullo, il cui nome non sapevano, li mandarono con li lor greggi alla pastura, avendo lor prima mostro quanto avessero a fare, come pascere avanti mezzogiorno, come dopo, quando menare a bere, a dormire, quando bisognasse usar la mazza, e dove bastasse solamente il fischio e la voce. Presero i fanciulli il grado con grandissima allegrezza, come se fossero stati investiti di un gran principato, e presero affezione ciascuno alle sue bestiuole, piú che non è solito de’ pastori; percioché l’una teneva d’aver la vita per le pecore, e l’altro si ricordava di non esser morto per beneficio di una capra. Era nel principio di primavera, allorché i boschi, i monti, i prati sono tutti fronzuti, erbosi e fioriti, e quando pe’ prati ronzan le pecchie, pe’ boschi cantan gli uccelli, pe’ monti scherzan gli agnelli ; e per la dolcezza della stagione indolciti parimente i due pastorelli in si fresca etá, in si gioiosa