Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/277

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premio di averlo liberato, con animo che, se quelli di casa lo ricercavano, di dir loro che i lupi se l’avevano mangiato. E tornati alle lor greggi, vedendo che cosi le pecore come le capre pascevano al solito lor ordine, postisi a sedere sopra un tronco di quercia, si dettero a considerare se Dafni per la sua caduta fosse ferito o infranto in qualche parte; e niuna di queste cose essendo, si trovò solamente i capegli e la persona intrisa di creta. Parve dunque loro che si dovesse lavare, avanti che Lamone e Mirtale s’avvedessero del fatto: e, andatosi all’antro con lei, si spogliò e le diede la vesta e la tasca a tenere, baciandola e ricevendone molti baci.

.Quindi, poiché fu solo, in questa guisa

da se stesso vaneggiava: — Oimè, che bacio è questo? Che nuovo effetto fará egli in me? Che cosa è questa ch’io mi sento andar per la vita? Come è che le sue labbra siano piú morbide che le rose? la sua bocca piú dolce che ’l mèle? e che ’l bacio sia cosi pungente, che piú non trafigge un ago di pecchia? Io ho pur baciati di molti capretti, ho baciati assai cagnolini, baciai pure il lattonzolo che mi diede Dorcone, tante volte: non però io sentii mai tal cosa. Per certo il bacio della Cloe debbe essere d’altra maniera che non sono gli altrui. Oimè, che gli spiriti mi tremano, il cor mi batte, l’anima mi si consuma e pur desio di baciarla! Oh, mal conquistata vittoria! oh, nuova sorte di malattia, di cui non so pur dire il nome! Avrebbemi la Cloe con qualche suo incanto per avventura ammaliato? O come non sono io morto? Come esser può che i lussignoli cantino si dolcemente, e che la mia sampogna si stia mutola? che i capretti saltino e che io mi giaccia cosi neghittoso ? che i fiori siano cosi vigorosi e che io non tessa ghirlande? I giacinti cominciano ora a vigorire, e Dafni è giá passo. Oimè! sará mai che Dorcone le paia piú bello di me? — Queste e simili cose pativa e diceva il buon Dafni, e questo fu il primo saggio degli effetti e delli ragionamenti d’Amore: né però d’essere innamorati s’avvedevano.