Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/285

Da Wikisource.

corna di due di quelle, portato fra mezzo di esse, se ne venne in terra a seconda, allegro, senza fatica e come assiso sopra d’un carro. Percioché i buoi notano anco piú degli uomini, e da nessuno altro animale, salvo che dagli uccelli d’acqua e dai pesci, sono in ciò superati, e notando non periscono mai sino a tanto che Pugne, macerate e ’ntenerite dall’acqua non si spiccano lor da’ piedi ; di che fanno testimonianza molti luoghi di mare, che per questo si dicono «Bosfori», perché da’ buoi sono stati valicati. Ed a questa guisa Dafni, fuor d’ogni sua speranza, si trovò libero da due grandissimi pericoli, e dalla presura e dal naufragio. Uscito dal mare, approdò in seno alla Cloe, che, per la paura e per l’allegrezza mezzo tra ridente e lacrimosa, a braccia aperte in su la riva l’attendeva: e poiché piú volte baciata l’ebbe, le domandò la cagione del suo sonare, e quel che sonando volesse inferire. La Cloe tutto per ordine gli spose; come ella ricorresse a Dorcone, come le sue vacche erano ammaestrate, come egli le comandò che sonasse, e come a morte venisse: solamente tacque, per vergogna, di averlo baciato. E giá parendo loro di dover l’esequie del benefattore onorare, vollono insieme co’ suoi prossimani trovarsi a seppellirlo. E fu la sua sepoltura a questa guisa: gli misero sopra un gran monte di terra, e poscia vi posero di molte piante di alberi domestici, dove appesero tutte le primizie delle sue opere; di sopra vi sparsero del latte, vi spremerono de’ grappoli d’uva, e vi ruppero di molte sampogne: d’intorno s’udirono le sue vacche miserabilmente muggire; si videro mugghiando come forsennate imperversare; e non altrimenti che i pastori ed i caprari, parvero anch’elle che sopra il morto bifolco piangessero. Seppellito Dorcone, la Cloe menò Dafni alla grotta delle ninfe e, messolo nel bagno, lo lavò prima di sua mano; poscia, entrandovi anch’ella (che fu la prima volta che ignuda in presenza di Dafni si mostrasse), lavò quel suo corpo candido, che si bello e si netto era, che nulla piú gli aggiunsero i bagni, né di bellezza né di nettezza; indi cogliendo fiori di quante guise allora si trovavano, ne insertarono ghirlande e le statue delle ninfe n’incoronarono; ed, offerendo loro la sampogna di