Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/338

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piena tazza di vino. Gli altri giorni appresso, andò visitando il podere, e, considerando l’opere di Lamone e veggendo i campi solcati, le viti bene acconce, il giardino ben coltivato (percioché della rovina de’ fiori Astilo gli avea giá detta la cagione), ne prendea grandissimo piacere, ne lodava Lamone, e gli prometteva di francamelo. Venne poi dove Dafni pasceva, per veder le capre e ’l capraro: alla cui venuta la Cloe, per paura e temenza della brigata ch’egli avea intorno, se ne fuggi nella selva. Dafni stette saldo, e. vestito d’una villosa pelle di capra, con un zaino nuovo a’ fianchi, dall’una mano con un paniero di caci freschi e dall’altra con un paio di capretti, si fece loro innanzi tale, che, s’Apollo fu mai bifolco di Laomedonte, non dovette esser altramente fatto che si fosse egli. Venuto in cospetto loro, nulla s’ardiva a parlare; ma tutto vergognoso, fissando gli occhi in terra, porgea riverentemente il suo dono. Allora Lamone: — Ecco qui — disse, — padrone, il vostro capraro. Voi mi deste a socio cinquanta capre e due becchi; ed ora, per sollecitudine e buon governo di questo garzone, abbiamo un centinaio di capre ed una diecina di becchi, che non fu mai veduta la piú bella roba. Guardate becchi rigogliosi che son questi, come son barbuti, e le barbe come sono lucignolate, come ben cornuti, come ben vestiti. Vedete le capre come le son tutte grasse, come son villose: guardate come quei velli son crespi, e quelle corna come son lisce. Son per la piú parte giovini, tutte lattose, tutte feconde, ed assai ve n’ hanno di quelle che fanno dui capretti al parto; oltre di questo, le son tutte musiche, percioché con la musica son da costui comandate, che non piú tosto sentono il suono della sampogna, che tutte in un tempo fanno secondo il cenno di quella. — A questo parlare era presente la Cleariste, la quale, desiderosa di vederne la pruova, comandò che Dafni sonasse e cennasse loro come soleva, promettendogli che gli donerebbe un tabarretto ed un capperone d’un bel carfagno ed un paio d’usatti nuovi. Dafni, alquanto assecuratosi, fece che tutti gli si ponessero a sedere innanzi, a guisa d’un teatro; ed egli, recatosi in piedi di sotto un faggio, si cavò la sampogna del zaino, e, fatto primieramente uno squillo, tutte le capre in un