Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/46

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sorte di nomi, fuor del proprio loro; percioché diranno «ambas» in loco di «duas»:

. Partes ubi se via scindit in ambas.

Per due diranno «duplices», diranno «binos»:

. Duplices tendens ad sydera palmas...

Binos habebam : iubeo promi utrosque.

Diranno «utrique» per «uterque»:

Hi utrique ad urbem imperatores erant.

E, quel che fa maggiormente a nostro proposito, diranno ancora «utrique» d’un solo che sia di due sètte:

Quoniam utrique et platonici et socratici esse volumus.

Ora, se ci avete altri uncini, cavategli fuora; ché questi non attaccano.

«Simulacri». Perché non merita questa voce un tabernacolo fra le latine, essendo di quelle che si possono dire di man del Bonarruoto? Non è forse di buona maniera? non posa bene? non suona eroicamente? non ha di quel peregrino, che Aristotile vuole che tanto diletti nella poesia? Voi (secondo me) areste voluto qui «statue». E forse che non ci parrebbono di man di Noddo? Ma, se non avete né occhi né orecchi né gusto, secondo il vostro bel modo di dire, «io non ne posso altro».

«Ancor essa». Dite che è «modo di parlar plebeo». Qual sarebbe il patrizio, per vostra fé? «Ancor ella»? «Anch’ella»? O questi non sono tutti parlari cosi della plebe come de’ nobili? Ne’ pronomi cercate voi la nobiltá, non si potendo parlare se non come stanno? e non ricevendo altro ornamento, né altra giacitura di quella che dá il volgo? Né «ancor io» s’arebbe a dire, se questo fosse: perché la plebe parla cosi. Ed «ancor egli» è plebeo, ed «ancor voi» piú di tutti, poiché rifiutate «ancor essa».

Io ho risposto a questa opposizione nel modo ch’avete veduto, imaginandomi che voleste dire una cosa: ma nella Replica che