Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/47

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che ci avete fatta di poi, mi par che ne vogliate dire un’altra. Dico «mi pare», perché Dio sa se v’intendo ancora adesso, mercé del vostro bel modo di scrivere. Nella prima scrittura avete pronunziata la sentenza; nella seconda dite la ragione. M’avete fatto ricordare della piacevolezza che soleva dir il Molza di suo padre: che aveva cominciata una iscrizione in una villa, e finitala in un’altra. Ma questo non importa. Assai m’avete fatto voi piacere a non farmi venire a Modena a leggere questa seconda parte. Ed avendomi mostro il punto c’ho da ferire (se però questo è desso), se prima ho tirato in arcata, ora tirerò di mira. Le parole d’una delle vostre ville (come s’è veduto di sopra) son queste: «’Ancor essa ’ è modo di parlar plebeo». Le parole, che aggiungete nell’altra, sono quest’altre: «Perché l’uso della lingua nobile non riceve ’esso’ col sostantivo manifesto se non davanti». E qui penso che vogliate intendere il contrario di quel che suonano le parole ordinariamente. Nondimeno, lasciando a un altro di parlar di questo vostro non saper parlare,-dirò solamente che ancor quel che volete dire è mal detto; e che voi siete quello che plebeamente e sconsideratamente parlate, e non il Caro. Ma, perché l’essempio che voi date è sciocco e confuso, proponendone un altro, che sará il medesimo e diverso dal vostro, dirò che, se esso Caro dicesse «Caro esso» e «madre essa», alla schiavonesca, io direi che fosse un Castelvetro ancor esso. Ma, perché lo dice alla italiana e alla toscana, io tengo che sia Caro esso, e che siate Castelvetro, voi. Vi domando, se questo vi pare buon modo di parlare o no. Voi rispondete: — «Esso Caro», si: «Castelvetro esso», no. — Ed io vi dico di si, l’uno e l’altro; nel modo usato però dal Caro. O venga la correggiuola, ché faremo un bel dentro e fuori: «esso Caro», dite che può stare: «Castelvestro esso», no: la cagione un’altra volta, perché l’«esso» del Caro sta davanti al sostantivo, e l’«esso» del Castelvetro sta di poi. Ora, s’io vi facessi vedere che ambedue stanno davanti, che direste voi? O passa per arte, o per parte. Il sostantivo di«Castelvetro ancor esso», qual è egli, o il «Castelvetro» manifesto davanti, o ’l «Caro» sottointeso di poi? o non vedete che, secondo quel che voglio dir io, non si può riferire «esso» a Castelvetro;