Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/50

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v’intendete d’altre forme che di pretelle, né d’altre materie che ■delle vostre.

«Inviolata». Se questa voce non vi piace, vi puzzano le viole e le rose; non potendo essere né la piú soave né la piú moscata di questa. Se ’l Petrarca non l’annasò, forse quando li capitò alle mani, era infreddato. Ma il Boccaccio, che non avea si delicato bocchino né si schifo naso come voi, la volle pure in certe sue insalatine, e la fiutò volentieri. Leggete nelVAmeto : «E però con solecitudine i fuochi nostri, che di qui porterai, fa che inviolati servi». E appresso: «Accioché quelle, di costumi e d’arte inviolata serbandomi, ornassero la mia bellezza.

«Tarpato». È della lingua pura toscana, usitatissimo, proprio, inteso da ognuno: vocabolo alto, rotondo, armonioso, venuto a farsi scrivere in questo loco, non d’un volo e cosi di subito, come voi dite, perché non ha tutte le sue penne; ma c’è venuto commodamente, a piede; ed ha messo tanti giorni per viaggio che l’ha visto ognuno, eccetto voi. Ma, volendo venire a Roma, a che proposito volete voi che capitasse a Modena, la quale è di lá dalla Toscana? Oltre che, a dire il vero, s’è vergognato di venire innanzi a un par vostro con l’ali spuntate, sapendo che, se non v’era mandato dal Petrarca, non Pareste accettato; con tutto che il Poliziano gli avesse fatta patente di passaggio. Della qual patente avete poi fatta menzione nella Replica , per vergogna di non averne avuto prima notizia. Né con tutto ciò gliene volete far buona: come quegli che non degnate persone di si bassa mano, e non sapete che quell’uomo da bene s’intendeva de’ suoi pari d’un’altra maniera che non fate voi. E perché non pensaste che fosse qualche stornello o qualche gazza che gli andasse per casa, vi dico che fu suo pappagallo, e che imparò da lui di parlar toscano; e che egli se ne servi per cimiero in quella sua giostra, con questo motto:

E son tarpati i vanni al mio desio.

«Propizia». A proferir questa voce, non vi par che vi s’appicchi alle labbra? non vedete che a guisa d’una donzella nobilis