Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/54

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vi basti? e che, quando non si truovino nel Petrarca (se ben si trovassero scritte o giudicate degne di scrittura da questi), non siano buone? Datene dunque la regola voi, o ditene la ragione, se non volete far credere che non parliate a caso. E se né regola né ragione ci avete, dove la fondate voi? nel vostro giudizio? O perché dopo il Petrarca ho io da star a quel che giudicate voi, e non a quello che giudicano tanti altri e tali? La sentenza di voi solo basta a farle ributtare, e non basta a farle ricevere quella di Dante, del Boccaccio e di Giovan Villani, parlando degli antichi, e, de’ moderni, quella del Bembo, del Molza, del Casa, del Guidiccione? E in somma né i precetti, né l’autoritá di quelli che ne scrivono, né l’uso di quelli che le parlano? A quest’uso non si ha da stare, eh’è di tanto momento in tutte le cose; e si ha da stare a un vostro capriccio? A questi valentuomini non s’ha da credere, che sono quelli che sono; e s’ha da credere a voi, che siete il Castelvetro? Voi dite di queste cose, e non ve ne vergognate? e quelli che vi sono intorno l’ascoltano e non se ne ridono? O non vi meravigliate dunque se la gente si ride di voi e di loro. E questo vi basti quanto alla prima censura delle parole. Vegniamo ora all’altre de’ sentimenti.

Castelvetro — Opposizion II

«Venite all’ombra», ecc. O le muse sono di schiatta pigmaica, o male si difenderanno dal sole, se non v’è altro albero che gigli.

Predella

I gigli di Francia non sono come quelli del vostro orto; e le muse, se non sono pigmee, non sono anco gigantesse, come voi vi date a credere che siano le vostre; e bastava ch’avesse detto «gigli d’oro», senza l’aggiunto di «grandi». Ora, se dice