Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/57

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«de’ sorci, «invita tutta la compagnia delle muse a venir nel suo core?» Se, a giudizio di Omero, possono star nel core dell’uomo, che è si picciolo e dove non hanno pur entrata; come, a giudizio vostro, non possono stare all’ombra de’ gigli, si grandi, dove hanno tanto loco d’intorno? Il che dico, quando ci vogliamo imaginare che queste cose abbiano corpo. Ma, se né le muse né l’ombra son corporee, che proporzion cercate voi tra loro? E, se pur ve la volete, perché non ve la fate col pensiero a vostro modo? perché pigliate la metafora per proprio, e lo imaginate per apparente? Perché non dite che questa sia una metonimia? e come ’l Petrarca pone la colonna per lo suo signore, e il lauro per la sua donna; cosi i gigli siano posti per lo re? E perché non si dirá metaforicamente che le muse stanno sotto l’ombra del re, quando si dice non solamente stare sotto l’ombra di Dio, ma dell’ali sue, non avendo nè ali, né ombra? E se voi siete cosi dotto come volete esser tenuto, perché non sapete tante soluzioni che Aristotile dá nella sua Poetica, contra non solamente queste vostre, ma tutte l’altre calunnie e novelle che si possono imaginare contra i poeti da tutti gli schizzinosi vostri pari? E, per raccontar quelle sole che fanno a proposito di questo loco, non dice egli che ’l poeta necessariamente imita in uno di questi tre modi: o come le cose sono state o sono, o come si dicono o paiono, o come si pensano che debbiano essere? Non dice che di due sorti de’ falli che possono fare i poeti, l’uno è per sé, cioè proprio dell’arte poetica, l’altro per accidente, cioè nei termini dell’altre arti? e che ’l peccar per sé non merita scusa, e per accidente, si? Non dice che il finger le cose che non posson essere, è ben fatto, quando si conseguisce il fine perché si fingono? Non dice che, come i pittori dánno alle lor cose una misura oltre al naturale, cosi i poeti possono descrivere le loro che eccedano la natura d’esse cose? Non dice che l’impossibile si deve attribuire alla natura della poetica? o al miglior suo modo? o veramente all’openione? Non dice che l’andar della politica e dell’altre professioni non è come quello della poetica? intendendo che l’altre