Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/63

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Avete visto che Vergilio è nel medesimo fosso anch’egli? Fate ora questa medesima domanda a lui. Se tutte tre le volte tu, Vergilio, hai chiamati i tuoi dii, perché inviti altrui che loro? o, invitandoli, non di’ la ragione perché essi tuoi dii non siano sufficienti? E, se Vergilio non se ne sa cavar da sé, non mi curo che vi resti anco il Caro.

Castelvetro — Opposizion VI

«Ragioni, o scriva». «O pensi, o scriva», avrebbe detto il Petrarca.

Predella

Non vi basta valervi dell’autoritá del Petrarca, né dispensare il suo giudizio a vostro modo, né d’essere il Petrarca voi propio: che volete anco esser talmente Petrarca, che’ 1 Petrarca stesso non sia piu lui, e non gli rimanga parte alcuna di sé: e piu, che non volete che egli sia stato quel che fu, né che abbia detto quel che disse. Cose che, se non le fate voi, non possono esser fatte pur dalla natura. Ora udite questi versi, i quali io credeva che fossero del Petrarca:

Ma non è chi lor duol racconti o scriva...

E’n fino a qui, che d’amor parli o scriva...

Onde, quant’io di lei parlai, ne scrissi...

Quant’io parlo d’amore, e quant’io scrivo...

Se ’l Petrarca fu mai, e se questi versi son suoi, egli disse pur cosi; e se parlare e raccontare è il medesimo che ragionare, il Caro dice anco il medesimo che ’l Petrarca. Ma se egli non è stato, o s’è smarrito, o divenuto un altro in voi; e voi (che siete il Petrarca) dite di non aver detto cosi, o che direste in un altro modo: pazienza; poiché io non son pili io, né il Petrarca è piú Petrarca, e alla petrarcalitá vostra me ne rimetto. In questo loco, quando avete replicato di poi, m’avete scambiati i dadi nelle mani, dicendo di non aver voluto dire quel ch’avete detto. Ma che «alle tre cose nominate, che sono lo stil, la lingua e