Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/76

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in Vergilio, io vorrei che mi diceste, chi merita maggior cavallo di voi tre, o il Caro, o Vergilio, o voi. La seconda volta ch’avete scritto sopra questa parte, perché non vi si rimproveri di non aver veduto questo loco di Vergilio, il quale è quello stesso del Caro, come s’è detto, l’avete voluto citare ancor voi, ingegnandovi di farlo diverso; e, per provar questa diversitá, entrate in certi vostri sogni di passaggi e d’altre novelle, ch’io, per me, vi prometto e vi giuro ch’io non gli intendo. Perché si vede pur troppo chiaramente che, se ’l passaggio di Vergilio è «convenevole», come voi dite, quello del Caro è pur convenevole; e se la «materna feconditá» di Cibele in Vergilio è d’uomini egregi, nel Caro è d’uomini egregi medesimamente: passando l’uno e l’altro in un modo stesso. E che sia vero, il mezzo con che Vergilio passa da Roma a Berecintia, non è:

Felix prole virimi?

e ’l mezzo con che il Caro passa dalla Gallia a Berecintia, non è «madre feconda d’arti, d’armi e d’amore», oltre all’altre cose dette di sopra? O ditemi ora, perché non vi pare uno stesso, se in loco di «felíx prole» dice «feconda» e in loco di «virúm» dice «d’arti, d’armi e d’amore», che s’intende pur d’uomini egregi in queste cose? Sarebbe mai che voi non l’intendeste cosi? O dite come che quest’arti, quest’armi e quest’amore siano in astratto e non presuppongano i lor soggetti? O questo si che sarebbe un passerotto maggior d’uno struzzolo! Adunque pensate voi che quando dice Vergilio:

Terra antiqua potens armis...,

voglia dir di spade e di picche, e non d’uomini bellicosi ed eccellenti nell’armi? Se dite questo, basta ridere: se non lo dite, io vi replico che non v’intendo. E perché non porta il pregio a rompervisi il capo sopra, mi basterá che questi lochi siano conferiti e giudicati da quelli che intendono le cose che appariscono, e non quelle che si sognano.