Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/85

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Demetrio. E però nell’encomio, il quale non è misterioso ed ha dell’aperto, non è necessaria. Vergilio, volendo far questa allegoria, per Roma usa Amarilli, nome secreto: e però fu ben fatto che con altro secreto nome di Galatea gli rispondesse per Mantoa. Il Caro, non volendo far l’allegoria, non ha dato a Fiorenza nome secreto; e però non gli bisognava che con altro secreto nome nominasse Italia. Ha detto «Flora» per Fiorenza, poeticamente si, ma non allegoricamente: non per occultare il nome sotto il nome della dea, ma per dirlo apertamente col nome suo propio o che l’è giá stato appropiato dai poeti, avendo rispetto, non alla dea Flora, ma alla etimologia del fiore. È stato dunque usato questo nome, come propio, o come principale, in loco del derivativo. Secondo la qual figura disse Vergilio: «laticem lycieum» per «lyaeium», «ithacus» per «ithacensis»; come si dice ancora «Pelope» per «Peloponneso», «Tarasi per «Taranto», «romulei tellus» e «aphrica terra» per «Roma» e per «Africa», «Lauro» per «Lauretta» e per «Lorenzo». Ma pogniamo che abbia voluto pigliar Flora per dea, o per ninfa che ve la chiamiate (il che da nessun altro si può intender ch’abbia voluto fare, perché nessun segno se ne vede né prima, né poi), io voglio che veggiate che ancor questo non sarebbe cosi mal fatto come vi pensate. E tornando all’altro ramo della division fatta di sopra: se volete dire che l’arte non lo conceda, dite chi lo proibisce, e dove; perché il solito vostro è d’intender i lochi a rovescio. So ben che non s’hanno a tessere insieme

Macometto, Proserpina ed Astolfo.

Ma non veggo giá perché non sia buona tessitura di Flora con Italia, essendo o l’una provinzia e l’altra cittá (secondo che Flora s’intende da me), o possendo ambedue poeticamente esser persone, secondo che s’intende da voi; giacché s’è veduto che i poeti dánno le persone cosi alle provinzie, come alle dèe. Ma voi vi rimettete al loco che allegate di Vergilio. O perché un solo essempio suo ha da far regola e pruova universale a voi, e molti, cosi suoi, come d’altri, non l’hanno a fare al Caro?