Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/97

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dire, essendo onestissima? Dell’altre qualitá che dependono da queste, non è ella chiara, non discostandosi dal suo genere? portandosi la similitudine del «desiderio» in fronte? cavandosi dal senso del vedere, che è delle piú chiare e delle piú belle che si facciano? È divolgata tanto, che sia vile? È tanto nuova, che non s’intenda; essendo messa in uso dagli altri poeti, e nel medesimo senso appunto, come avete veduto? Or, se questa maschera ha tutte le condizioni che si convengono alle buone, e nessuna di quelle c’hanno le viziose, perché non l’approvate voi? L’obbiezion vostra è questa: «Perché il cantare e ’l volare non sono effetti del foco». O ditemi un poco: questa condizione degli effetti è delle quattro sopradette, o pur una quinta aggiunta da voi? Se voi ve raggiungete, vi beccate il cervello a fare il legislatore, perché dovereste esser pur chiaro che non volemo leggi da voi. Direte forse che non sia aggiunta, ma compresa nelle quattro: e che Tesser simile s’intende cosi negli effetti come nell’altre cose? Questo non è vero: e giá v’ho detto che né la metafora, né la similitudine è tenuta a corrispondersi in tutte le parti. E per dechiarazion di ciò, bisognando mostrare quali queste parti siano, diciamo che sono le medesime che quelle dell’orazione: e le piú propinque saranno il suggetto e ’l predicato; il suggetto, cioè quello di che si parla; e ’l predicato, quello che se ne parla. Orazione dunque sará, per essempio, quando si dica cosi: «Il Castelvetro ha scritto contra il Caro». Questa è composta di due termini: l’uno «il Castelvetro» ch’è suggetto, cioè la persona di chi si parla; l’altro: «ha scritto contra al Caro», che è predicato, cioè la cosa che se ne parla. E, dicendosi in questa guisa, l’orazione s’intende propria, cioè propriamente e communemente esplicata, senza metafora e senza alcuno altro ornamento. Avemo ora a vedere se la volemo o de verno ornare, perché non sempre bisogna, né sempre conviene; ma questo non importa che si dica in questo loco. Presuppogniamo che qui sia ben fatto d’ornarla o d’aiutarla: e che ciò s’abbia a far con la metafora, per una delle cagioni per le quali s’è detto, che le metafore son trovate: e questa diciamo che sia per maggiore espressione;.