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254 il cortegiano


fetto; ed a me pare che quella virtù la quale, essendo nell’animo nostro discordia tra la ragione e l’appetito, combatte e dà la vittoria alla ragione, si debba estimar più perfetta che quella che vince non avendo cupidità nė affetto alcuno che le contrasti; perchè pare che quell’animo non si astenga dal male per virtù, ma resti di farlo perchè non ne abbia volontà. — Allor il signor Ottaviano, Qual, disse, estimareste voi capitan di più valore, o quello che combattendo apertamente si mette a pericolo, e pur vince gl’inimici, o quello che per virtù e saper suo lor toglie le forze, riducendogli a termine che non possan combattere, e così senza battaglia o pericolo alcun gli vince? Quello, disse il Magnifico Juliano, che più sicuramente vince, senza dubio è più da lodare, pur che questa vittoria così certa non proceda dalla dapocaggine degli inimici.— Rispose il signor Ottaviano: Ben avete giudicato; e però dicovi, che la continenza comparar si può ad un capitano che combatte virilmente, e, benchė gl’inimici sian forti e potenti, pur gli vince, non però senza gran difficoltà e pericolo; ma la temperanza libera da ogni perturbazione è simile a quel capitano, che senza contrasto vince e regna, ed avendo in quell’animo dove si ritrova non solamente sedato ma in tutto estinto il foco delle cupidità, come buon principe in guerra civile, distrugge i sediziosi nemici intrinsechi, e dona lo scettro e dominio intiero alla ragione. Così questa virtù non sforzando l’animo, ma infondendogli per vie placidissime una veemente persuasione che lo inclina alla onestà, lo rende quieto e pien di riposo, in tutto eguale e ben misurato, e da ogni canto composto d’una certa concordia con sè stesso, che lo adorna di così serena tranquillità che mai non si turba, ed in tutto diviene obedientissimo alla ragione, e pronto di volgere ad essa ogni suo movimento, e seguirla ovunque condur lo voglia, senza repugnanza alcuna; come tenero agnello, che corre, sta e va sempre presso alla madre, e solamente secondo quella si move. Questa virtù adunque è perfettissima, e conviensi massimamente ai principi, perchè da lei ne nascono molte altre.—

XVIII. Allora messer Cesar Gonzaga, Non so, disse, quai virtù convenienti a signore possano nascere da questa