![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
258 | il cortegiano |
ministrazione popolare: e la transgressione e vizio contrario,
per dir cosi, dove ciascuno di questi governi incorre
guastandosi e corrompendosi, è quando il regno diventa tirannide,
e quando il governo dei buoni si muta in quello di
pochi potenti e non buoni, e quando l’amministrazion popolare
è occupata dalla plebe, che, confondendo gli ordini,
permette il governo del tutto ad arbitrio della moltitudine.
Di questi tre governi mali certo è che la tirannide è il pessimo
di tutti, come per molte ragioni si poria provare; resta
adunque che dei tre buoni il regno sia l’ottimo, perchè è
contrario al pessimo: chè, come sapete, gli effetti delle cause
contrarie sono essi ancora tra sė contrarii. Ora, circa quello
che avete detto della libertà, rispondo, che la vera libertà
non si deve dire che sia il vivere come l’uomo vuole, ma
il vivere secondo le buone leggi: nė meno naturale ed utile
e necessario è l’obedire, che si sia il comandare; ed alcune
cose sono nate, e così distinte ed ordinate da natura al comandare,
come alcune altre all’obedire. Vero è che sono due
modi di signoreggiare: l’uno imperioso e violento, come
quello dei patroni ai schiavi, e di questo comanda l’anima
al corpo; l’altro più mite e placido, come quello dei buoni
principi, per via delle leggi ai cittadini, e di questo comanda
la ragione allo appetito: e l’uno e l’altro di questi due modi
è utile, perchè il corpo è nato da natura atto ad obedire all’anima,
e così l’appetito alla ragione. Sono ancora molti
uomini, l’operazion de’ quali versano solamente circa l’uso
del corpo; e questi tali tanto son differenti dai virtuosi,
quanto l’anima dal corpo, e par per essere animali razionali
tanto partecipano della ragione, quanto che solamente
la conoscono, ma non la posseggono nè fruiscono. Questi
adunque sono naturalmente servi, e meglio è ad essi e più
utile l’obedire che ’l comandare. —
XXII. Disse allor il signor Gaspar: Ai discreti e virtuosi, e che non sono da natura servi, di che modo si ha adunque a comandare? Rispose il signor Ottaviano: Di quel placido comandamento regio e civile; ed a tali è ben fatto dar talor l’amministrazione di quei magistrati di che sono capaci, acciò che possano essi ancora comandare, e gover-