Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/105

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CAPITOLO LIV

Che modo debba tenere generalmente ogni creatura razionale per potere escire del pelago del mondo e andare per lo predecto sancto ponte.

— Ora ti ritorno a’ tre scaloni per li quali vi conviene andare a volere uscire del fiume e non annegare, e giognere a l’acqua viva a la quale séte invitati, e a volere che Io sia in mezzo di voi. Però che alora, ne l’andare vostro, Io so’ nel mezzo, che per grazia mi riposo ne l’anime vostre.

Convienvi dunque, a volere andare, avere sete; però che solo coloro che hanno sete sonno invitati, dicendo: «Chi ha sete venga a me, e beia». Chi non ha sete non persevera ne l’andare: però che o egli si rista per fadiga, o egli si rista per dilecto, né non si cura di portare el vaso con che egli possa actègnare. Né non si cura d’avere la compagnia; e solo non può andare. E però volle il capo indietro quando vede giognere alcuna puntura di persecuzioni, perché se n’è facto nemico. Teme, perché egli è solo; ma, se egli fusse acompagnato, non temarebbe. Se avesse saliti e’ tre scaloni, sarebbe sicuro, perché non sarebbe solo.

Convienvi dunque avere sete e congregarvi insieme, si come dixe: o due o tre o piú. Perché dixe «o due o tre»? perché non sono due senza tre, né tre senza due, né tre né due senza piú. Uno è schiuso che Io sia in mezzo di lui, perché non ha seco compagno si che Io possa stare in mezzo, e non è cavelle; però che colui, che sta ne l’amore proprio di sé, è solo perché è separato dalla grazia mia e dalla caritá del proximo suo. Ed essendo privato di me per la colpa sua, torna a non cavelle, perché solo Io so’ Colui che so’. Si che colui che è uno, cioè sta solo ne l’amore proprio di sé, non è contiato da la mia Veritá né accepto a me.

Dice dunque: «Se saranno due o tre o piú congregati nel nome mio, Io sarò nel mezzo di loro». Dixiti che due non