Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/118

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vedrete me, Dio, a faccia a faccia, e il Verbo del mio Figliuolo intellectualmente di qui al tempo della resurreczione generale, quando l’umanitá vostra si conformará e dilectará ne l’umanitá del Verbo, si come di sopra nel Tractato della resurreczione ti contiai.

Si che me, come Io so’, non mi potete vedere. E però velai Io la divina natura col velame della vostra umanitá, acciò che mi poteste vedere. Io, invisibile, mi feci quasi visibile, dandovi el Verbo del mio Figliuolo, velato del velame della vostra umanitá. Egli manifesta me a voi; e però adunque non disse: «Io manifestarò el Padre», ma disse: «Io manifestarò me a voi», quasi dica: «secondo che m’ha dato el Padre mio, manifestarò me a voi».

Si che vedi che in questa manifestazione, manifestando sé, manifesta me. Ed anco hai udito perché egli non disse: «Io manifestarò el Padre a voi», cioè perché a voi nel corpo mortale non è possibile di vedere me, come decto è, e perché egli è una cosa con meco.

CAPITOLO LXIII

Che modo tiene l’anima per salire lo scalone secondo del sancto ponte, essendo giá salita el primo.

— Ora hai veduto in quanta excellenzia sta colui che è gionto a l’amore de l’amico. Questo ha salito el piè de l’affecto ed è gionto al secreto del cuore, cioè al secondo de’ tre scaloni e’ quali sonno figurati nel corpo del mio Figliuolo. Dixiti che significati erano nelle tre potenzie de l’anima, e ora tei pongo significare e’ tre stati de l’anima. Ora, innanzi ch’io ti gionga al terzo, ti voglio mostrare in che modo gionse ad essere amico (ed essendo facto amico, è facto figliuolo, giognendo a l’amore filiale), e quello che fa essendo facto amico, e in quello che si vede che egli è facto amico.