Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/209

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e con benignitá, e nella benignitá l’asprezza, quando vedi che bisogni. E se ti paresse che Io ti manifestasse spesse volte i difecti altrui, se tu non vedi che ella sia expressa revelazione, come decto t’ho, none il dire in particulare, ma actienti a la parte piú sicura, acciò che fuga lo inganno e la malizia del dimonio. Però che con questo lamo del desiderio ti pigliarebbe, facendoti spesse volte giudicare nel prossimo tuo quello che non sarebbe, e spesse volte lo scandalizzaresti.

Unde nella bocca tua stia el silenzio o uno sancto ragionamento della virtú, spregiando el vizio. E il vizio, che ti paresse cognoscere in altrui, ponlo ínsiememente a loro ed a te, usando sempre una vera umilitá. E se in veritá quello vizio sará in quella cotale persona, egli si correggerá meglio vedendosi compreso cosi dolcemente, e costrecto sará da quella piacevole reprensione di correggersi, e dirá a te quello che tu volevi dire a lui; e tu ne starai sicura, e avarai tagliata la via al dimonio, che non ti potrá ingannare né impedire la perfeczione de l’anima tua.

E voglio che tu sappi che d’ogni vedere tu non ti debbi fidare, ma debbiteli ponere doppo le spalle e non volere vederlo; ma solo debbi rimanere nel vedere e nel cognoscimento di te medesima, e in te cognoscere la larghezza e bontá mia. Cosi fanno coloro che sonno gionti a l’ultimo stato, di cui Io ti dixi che sempre tornavano a la valle del cognoscimento di loro, e non impediva però l’altezza e l’unione che avevano facta in me. E questa è l’una delle tre cose le quali Io ti dissi ch’io volevo che tu facessi, acciò che in veritá servissi me.

CAPITOLO CHI

Come, se, pregando per alcuna persona,7Dio la manifestasse, ne la mente di chi prega, piena di tenebre, non si debba però giudicare in colpa.

— Che se alcuna volta ti venisse caso, si come tu mi dimandasti la dichiarazione, che tu pregassi particularmente per alcune creature, e nel pregare tu vedessi in colui per cui tu preghi