Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/280

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reprendendo le pecorelle vedendole smarrite e non tenere per la via della veritá, cioè non observando e’ comandamenti miei, el lupo infernale le divora. Abbaiando questo cane, ponendo e’ difecti loro sopra di sé con la verga della sancta giustizia, come decto è, camparebbe le pecorelle sue e tornarebbero a l’ovile. Ma perché egli è pastore senza verga e senza cane di conscienzia, periscono le sue pecorelle, e non se ne cura, perché il cane della coscienzia sua è indebilito, e però non abbaia, perché non gli ha dato el cibo. Però che il cibo che si debba dare a questo cane è il cibo de l’Agnello mio Figliuolo; però che piena che la memoria è del Sangue, si come vasello de l’anima, la coscienzia se ne notrica; cioè che per la memoria del Sangue l’anima s’accende ad odio del vizio e amore della virtú. El quale odio e amore purificano l’anima dalla macchia del peccato mortale, e dá tanto vigore a la conscienzia che la guarda, che subbito che veruno nemico de l’anima, cioè il peccato, volesse intrare dentro (non tanto l’affecto, ma el pensiero), subbito la coscienzia come cane abbaia con stimolo, tanto che desta la ragione. E però non commecte ingiustizia, però che colui che ha coscienzia ha giustizia. E però questi cotali iniqui, non degni d’essere chiamati non tanto ministri ma creature ragionevoli, perché sonno facti animali per li loro difecti, non hanno cane (perché si può dire per la debilezza sua che essi non l’abbino), e però non hanno la verga della sancta giustizia. E tanto gli hanno facti timidi e’ difecti loro, che l’ombra lo’ fa paura, non di timore sancto, ma di timore servile. Eglino si debbono dispónare a la morte per trare l’anime delle mani delle dimonia, ed essi ve le mectono, non dando lo’ doctrina di buona e sancta vita, né volendo sostenere una parola ingiuriosa per la salute loro.

E spesse volte sará l’anima del subdito inviluppata in gravissimi peccati, e avará a satisfare ad altrui; e per l’amore disordinato che egli avará a la sua fameglia, per none spropriarli, non renderá il debito suo. La vita sua sará nota a grande quantitá di gente e anco al misero sacerdote; e nondimeno anco gli sará facto sapere, acciò che, come medico che egli debba essere, curi quella anima. El misero ministro andará per fare quello che