Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/314

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amato da loro. Ed essi sempre mi perseguitano con molta impazienzia, odio e mormorazioni e con molta infedelitá, volendosi ponere ad investigare, secondo el loro cieco vedere, gli occulti miei giudici, e’ quali sonno fatti tucti giustamente e per amore. E non cognoscono ancora loro medesimi, e . però vegono falsamente, però che chi non cognosce se medesimo non può cognoscere me né le giustizie mie in veritá.

CAPITOLO CXXXIX

Come Dio providde in alcuno caso particulare a la salute di quella anima

ad cui adivenne el caso.

— Vuogli ti mostri, figliuola, quanto el mondo è ingannato de’misteri miei? Or apre l’occhio de l’intellecto, e raguarda in me; e, mirando, vedrai nel caso particulare del quale Io ti dixi che ti narrarci. E come egli è questo, cosi generalmente ti potrei contare degli altri. —

Alora quella anima, per obbedire al sommo etterno Padre, raguardava in lui con ansietato desiderio. Alora Dio etterno dimostrava la dannazione di colui per cui era adivenuto el caso, dicendo: — Io voglio che tu sappia che, per camparlo di questa etterna dapnazione nella quale tu vedi che egli era, Io permissi questo caso, acciò che col sangue suo nel Sangue della mia Veritá unigenito mio Figliuolo avesse vita. Però che non avevo dimenticato la reverenzia e amore che egli aveva a la dolcissima madre, Maria, dell’unigenito mio Figliuolo. A la quale è dato questo, per reverenzia del Verbo, da la mia bontá: cioè che qualunque sará colui, o giusto o peccatore, che l’abbi in debita reverenzia, non sará tolto né devorato dal demonio infernale. Ella è come una esca posta da la mia bontá a pigliare le creature che hanno in loro ragione. Si che per misericordia ho facto quello, cioè permessolo, none facta la mala volontá degl’iniqui, che gli uomini tengono crudeltá. E tucto questo l’adiviene per l’amore proprio di loro medesimi, che l’ha tolto