Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/358

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né freddo né caldo né grossi cibi? Dalla mia providenzia gli venne, che providdi e tolsi ad avere cura di lui, perché tucto si lassò.

Adunque vedi, dilectissima figliuola, in quanto riposo e dilecto stanno questi dilecti miei povaregli.

CAPITOLO CLII

Ripetizione in somma de la predecta divina providenzia.

— Ora t’ho narrato alcuna picciola particella della providenzia mia in ogni creatura e in ogni maniera di gente, come decto è; mostrandoti che, dal principio eh’ Io creai el mondo primo, e il secondo mondo della mia creatura, dandole l’essere alla imagine e similitudine mia, infino a l’ultimo, Io ho usato, facto e fo ciò che Io fo con providenzia per procurare alla salute vostra, perché Io voglio la vostra sanctificazione; e ogni cosa data a voi, che abbia essere, vi do per questo fine. Questo non veggono gl’iniqui uomini del mondo che s’hanno tolto il lume; e decto t’ho che, però che non cognoscono, si scandelizzano in me. Nondimeno Io con pazienzia gli porto, aspectandogli infine a l’ultimo, procurando sempre al loro bisogno, si com’ Io ti dissi, a loro che sonno peccatori, come de’ giusti, in queste cose temporali e nelle spirituali. Anco t’ ho contata la inperfeczione delle ricchezze, una sprizza della miseria nella quale conducono colui che le possiede con disordinato affecto, e della excellenzia della povertá: della ricchezza che dá nell’anima che la elegge per sua sposa, aconpagnata con la sorella della viltá. Della quale viltá insieme con l’obbedienzia ti narrarò.

Anco t’ ho mostrato quanto è piacevole a me e come Io la tengo cara e come Io la prò veggo con la providenzia mia. Tucto l’ho decto a comendazione di questa virtú e della sanctissima fede, con la quale gionse a questo perfectissimo stato ed excellentissimo, per farti crescere in fede e in speranza, e perché bussi alla porta della mia misericordia. Con fede viva tiene