Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/74

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Sopra questi quattro tormenti escono tucti quanti gli altri: con freddo e caldo e stridore di denti. Or cosi miserabilemente, doppo la riprensione che lo’ fu facta del giudicio e della ingiustizia nella vita loro, e non si corressero in questa prima riprensione, come decto è di sopra; e nella seconda, cioè nella morte, non volsero sperare né dolersi de l’offesa mia ma si della pena loro; hanno ricevuto morte etterna.

CAPITOLO XXXIX

De la terza reprensione, la quale si fará nel di del giudicio.

— Ora ti resto a dire della terza riprensione, cioè de l’ultimo di del giudicio. Giá t’ho decto delle due: ora, acciò che tu vegga bene quanto l’uomo s’inganna, ti dirò della terza, cioè del giudicio generale, nel quale a l’anima tapinella sará rinfrescata e cresciuta la pena, per l’unione che l’anima fará col corpo, con una riprensione intollerabile, la quale le genererá confusione e vergogna.

Sappi che ne l’ultimo di del giudicio, quando verrá il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestá a riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrá come povarello, si come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due ladroni. Alora Io nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però separata da la natura umana; ma lassa’ lo patire come uomo per satisfare a le colpe vostre.

Non verrá cosi ora in questo ultimo punto; ma verrá con potenzia a riprendere egli con la propria persona. E non sará alcuna creatura che non riceva tremore, e renderá a ogniuno il debito suo.

A’ dannati miserabili lo’ dará tanto tormento l’aspecto suo e tanto terrore che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo;